Barbarolo. La pieve, il borgo, la parrocchia

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La storia del nostro territorio riserva talora interessanti sorprese, come nel caso di questa ricerca su Barbarolo e sull’area circostante, realizzata con zelo e impegno da Eleonora Bernardi, che il Gruppo di Studi Savena Setta Sambro aggiunge alla ormai ampia serie di monografie pubblicate.

La storia bolognese soffre per la mancanza di documentazione che possa far luce sui cosiddetti secoli bui, dalla caduta dell’impero romano alla rinascita del Mille. Vi sono invece città italiane, come Lucca o Piacenza, che conservano ingenti collezioni documentarie dell’epoca longobarda e franca.
Ebbene, Barbarolo rappresenta un’eccezione, poiché nel panorama bolognese è una delle pochissime località di cui si ha notizia da quei tempi remoti. Lo stesso toponimo sembrerebbe risalire alla venuta di genti straniere (barbari) nei primi secoli della nostra era.

La pieve di Barbarolo, una delle più antiche e vaste della montagna, ripeteva anche nelle forme il prestigio per il vasto controllo di terre e uomini che si irradiava a perdita d’occhio. La montagna non era allora una landa desolata o marginale: ce lo testimoniano i raffinati bassorilievi che ancora oggi si conservano qui a Barbarolo e – come attestano anche alcuni studi apparsi sulla rivista Savena Setta Sambro – anche in altre località della nostra montagna. Boschi, campi, selvaggina e allevamento davano pane e sostentamento ai suoi abitanti, non meno che negli ambiti urbani.

Completano il volume interessanti notizie sull’archivio parrocchiale, da cui è stata tratta la cronotassi dei parroci (dal 1484 ai giorni nostri) e che conserva importanti documenti, e alcune note sulla Cassa Rurale di Barbarolo: nata nel 1901 per venire incontro alle necessità di credito ed equo approvvigionamento degli agricoltori, vive ancora oggi in Emil Banca.

Chiude l’ampia e documentata ricerca di Eleonora Bernardi un breve saggio di Michelangelo Abatantuono, che mette a fuoco le dinamiche della comunità di Barbarolo tra XV e XVI secolo attraverso lo studio degli estimi, una delle fonti che a lui risultano più congeniali per indagare la vita quotidiana e l’assetto del territorio dei secoli passati.

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